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26/05/2022 19:12
Non esistono prove che permettano di stabilire il momento di innesco di una malattia che si sviluppa anche dopo decenni. Questo in estrema sintesi il senso delle perizie dei due super-esperti di medicina del lavoro, il professor Violante che insegna medicina del lavoro all’Università di Bologna e Pietro Apostoli, docente all’Università di Brescia, chiamati ad esprimersi dalla Corte d’Appello di Milano nell’ambito del processo per le morti d’amianto causate dalla Fibronit, di sono tuttora accusati due ex dirigenti, Michele Cardinale e Lorenzo Mo, condannati in primo e secondo grado ad alcuni anni di carcere per omicidio colposo, ma per i quali la cassazione ha richiesto ulteriori verifiche come quella discussa nelle scorse ore che sembra spianare la via all’assoluzione: vista la lunga latenza di malattie come il Mesotelioma pleurico, il tumore dell’amianto, come si fa a sapere quando ha respirato la fibra mortale chi si è ammalato magari 20 o 30 anni dopo? Questa la domanda. Non si può, la risposta degli esperti.
In questi 20 anni che ci separano dalle prime denunce presentante dai famigliari delle vittime al tribunale di Voghera gran parte degli imputati al processo iniziato nel 2014, molto anziani, sono morti, altri due, Dal Pozzo e Boccini, dopo la condanna in primo grado, sono stati assolti
a gran parte degli altri imputati, una decina, nel frattempo sono morti. Intanto sono caduti in prescrizione gran parte dei reati connessi a centinaia di morti di amianto e al disastro ambientale. Il 1° di luglio la prossima udienza, e non è escluso che già in quella data venga posta la pietra tombale su un processo interminabile per un disastro che, forse, alla fine, non è stato colpa di nessuno.