Stagione lirica 2004 – 2005

22-23-24 Ottobre 2004 - Teatro San Domingo– Milano
30-31 Ottobre 2004 -Teatro San Lorenzo
– Milano

Il Trovatore
di Giuseppe Verdi
Libretto di Salvatore Cammarano
Direttore DANIEL PACITTI

 Allestimento dell’Opera Da Camera di Milano

Con Orchestra, Coro, Scene e Costumi

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Il Conte di Luna
Jung Sup PArk (Giorgio Valerio)

Leonora Park Sang Hee
(Jasmina Radanovic)

Azucena Rafafella Ravecca
(Viviana Baldissin)

Manrico Lee Dong Hwan
(Guillermo Dominguez)


Ferrando Ilia Popov
(Carlo Malinverno)

Ines Sara Palana
Ruiz, Un messo Fabio Ferrario Un vecchio Zingaro Renato Sala
   

Corale Lirica Ambrosiana
Maestro del coro Roberto Ardigò

Orchestra dell'opera da Camera di Milano

Regia
Ruggero Bogani

Concertatore e direttore d'orchestra
Daniel Pacitti

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servizio fotografico di Fabio Borsani
realizzazione web di Mario Mainino

     
All'erta, all'erta! Il Conte
N'è d'uopo attender vigilando; ed egli
Di due figli vivea padre beato
Il buon Conte di Luna
Abbietta zingara, fosca vegliarda!
Cingeva i simboli di una maliarda!
Tacea la notte placida
e bella in ciel sereno
Ah, tu parlasti
Detto, che intendere l'alma non sa.
Di tale amor che dirsi
Mal può dalla parola
Tace la notte! immersa
Nel sonno, è certo, la regal Signora
Anima mia!  Più dell'usato
È tarda l'ora; io ne contai gl'istanti
Ah, dalle tenebre
Tratta in errore io fui!
Avvampo di furor!
Se un vil non sei discovriti.
Di geloso amor sprezzato
Arde in me tremendo il foco!
La tua sorte è già compita...
L'ora ormai per te suonò!
  Chi del gitano i giorni abbella?
La zingarella!
 
  Stride la vampa! - la folla indomita
Corre a quel fuoco - lieta in sembianza
 
     
  Soli or siamo; deh, narra
Questa storia funesta.
 
Condotta ell'era in ceppi al suo destin tremendo! Col figlio sulle braccia, io la seguìa piangendo. Mi vendica! esclamò.
Quel detto un'eco eterna in questo cor lasciò.
L'orrida scena fugge...
La fiamma sol divampa, e la sua preda strugge!
Sino all'elsa questa lama
Vibra, immergi all'empio in cor.
Sì, lo giuro, questa lama
Scenderà dell'empio in cor.
L'usato messo Ruiz invia! Ah!... mi sgombra, o madre, i passi...
Guai per te s'io qui restassi!
Il tuo sangue è sangue mio!...
Ogni stilla che ne versi  Tu la spremi dal mio cor!
Tutto è deserto, né per l'aura ancora
Suona l'usato carme... In tempo io giungo!
Il balen del suo sorriso
D'una stella vince il raggio!
Sperda il sole d'un suo sguardo
La tempesta del mio cor.
La squilla
Vicino il rito annunzia!
Ah! pria che giunga
All'altar... si rapisca!.
Ah! fra poco
Mia diverrà... Tutto m'investe un foco!
  Per me, ora fatale,
I tuoi momenti affretta
 
Ah!... se l'error t'ingombra,
O figlia d'Eva, i rai
Ah!... dunque
Tu per sempre ne lasci!
O dolci amiche,
Un riso, una speranza, un fior la terra
Non ha per me!
     
Per te non havvi
Che l'ara d'imeneo.
E deggio... e posso crederlo?
Ti veggo a me d'accanto!
Né m'ebbe il ciel, né l'orrido
Varco infernal sentiero
Or co' dadi, ma fra poco
Giocherem ben altro gioco.
Sì, prodi amici; al dì novello è mente
Del capitan la rocca
Squilli, echeggi la tromba guerriera
In braccio al mio rival! Questo pensiero
Come persecutor demone ovunque
M'insegue!
Dappresso il campo
S'aggirava una zingara
A me rispondi
E trema dal mentir!
  D'una zingara è costume  Mover senza disegno Il passo vagabondo  
     
Deh, rallentate, o barbari,
Le acerbe mie ritorte...
Questo crudel supplizio
È prolungata morte...
D'iniquo genitore
Empio figliuol peggiore,
Trema... V'è Dio pe' miseri,
E Dio ti punirà!
     
Di qual tetra luce
Il nostro imen risplende!
Amor... sublime amore,
In tale istante ti favelli al core.
Ah! sì, ben mio, coll'essere
Io tuo, tu mia consorte
La zingara,
Vieni, tra ceppi mira
Sappilo. Io son...  Suo figlio!... All'armi, all'armi! eccone presti
A pugnar teco, teco a morir.
Lasciami, né timor di me ti prenda...
Salvarlo io potrò forse.
D'amor sull'ali rosee
Vanne, sospir dolente
Ma deh! non dirgli, improvvido,
Le pene del mio cor!
Ah, che la morte ognora
È tarda nel venir
Oh ciel!... sento mancarmi! Tu vedrai che amore in terra
Mai del mio non fu più forte
A tal mi traggi,  Donna per me funesta!... Ov'ella è mai? Ripreso Castellor, di lei contezza Non ebbi Leonora: (avanzandosi)
A te davante.
Prezzo non havvi alcuno
Ad ottenerla... scostati...
Colui vivrà.   Vivrà!... contende il giubilo
I detti a me, Signore
Madre?... non dormi? Sì, la stanchezza m'opprime, o figlio...
Alla quîete io chiudo il ciglio...
Ma se del rogo arder si veda
L'orrida fiamma, destami allor.
Ai nostri monti... ritorneremo...  L'antica pace... ivi godremo..  Tu canterai... sul tuo lîuto...  In sonno placido... io dormirò!
Ciel!.. non m'inganna quel fioco lume?... Oh, mia Leonora!
Ah, mi concedi, pietoso Nume,
Gioia sì grande, anzi ch'io mora?
Tu non morrai... vengo a salvarti..
Addio...  tronca ogni indugio... t'affretta... parti... Ha quest'infame l'amor venduto...
Venduto un core che mi giurò!
fuggi, o sei perduto!
Nemmeno il cielo salvar ti può!
Senti! la mano è gelo...  (toccandosi il petto) Ma qui... qui foco orribile  Arde... Che festi!... o cielo! Prima che d'altri vivere...
Io volli tua morir!...
 

Manrico!... Ov'è mio figlio?
CONTE: A morte corre!...
AZUCENA:  Ah ferma!... m'odi...
CONTE: (trascinando Azucena verso la finestra)  Vedi?...
AZUCENA:  Cielo!
CONTE:  È spento!
AZUCENA:  Egli era tuo fratello!..
CONTE:  Ei!... quale orror!...
AZUCENA:  Sei vendicata, o madre!
Conte: (inorridito)  E vivo ancor!

     
     
     
     

 

 

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