Teatro Coccia Novara Opera e Balletto
mercoledì 6 novembre 2002 ore 20.30 Fuori abbonamento
venerdì 8 novembre 2002 ore 20.30 Turno A
domenica 10 novembre 2002 ore 15.30 Turno B
LA BOHÈME
Dramma in quattro quadri di G. Giacosa e L. Illica
musica di Giacomo Puccini

Mimì: Capucine Chiaudani
Musetta: Maria Cristina Mecca
Rodolfo: Carlo Barricelli
Marcello: Giuseppe Garra
Schaunard: Marco Tirilli
Colline: Danilo Rigosa
Alcindoro: Mario Boccardo
Parpignol: Luigi M. Barione
Benoit: Mario Boccardo


Orchestra Filarmonica di Verona
Coro Lirico Polifonico, Coro di Voci Bianche e Banda di palcoscenico del Teatro Coccia
Maestro Concertatore e Direttore Gaetano Soliman
Regia Marco Pucci Catena


La vita di Giacomo Puccini
Nato in una famiglia tradizionalmente amante della musica, iniziò gli studi musicali a Lucca proseguendoli dal 1880 a Milano, nelle classi di Bazzini e Ponchielli.
Dopo il diploma (1883) cominciò a comporre opere, ma senza risultati particolarmente positivi.
Il primo grande successo internazionale giunse molto più tardi, nel '93, con Manon Lescaut.
Stabilitosi a Torre del Lago aggiunse alla sua produzione altri titoli importanti fino alla Butterfly (1904).
Seguirono 6 anni di pausa.
Dopo viaggi e riflessioni, ricominciò a comporre nel 1910, fino alla Turandot, rimasta interrotta.
Ricoverato a Bruxelles per un tumore alla gola, vi si spense dopo un intervento chirurgico.
Compose 12 Opere, pagine corali tra cui una Messa e un Requiem, liriche per canto e pianoforte e varie composizioni strumentali.
Il catalogo di musica da camera annovera uno Scherzo, un Quartetto, una serie di Fughe tra i lavori scolastici per archi; quindi 3 Minuetti e l'elegia "Crisantemi", ripresi per "Manon Lescaut", anch'essi per quartetto d'archi.


La Bohème, di Giacomo Puccini (1858-1924)
libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, dal romanzo Scènes de la vie de Bohème di Henri Murger

Scene liriche in quattro quadri

Prima:
Torino, Teatro Regio, 1º febbraio 1896
Liberatosi dai diritti d’autore il fortunato e popolare romanzone di Murger apparso a puntate su ‘Le Corsaire’ dal 1845 al 1848 e ridotto in seguito (1849) anche per le scene con la collaborazione di Théodore Barrière, furono in due a pensare di trarne un’opera: Leoncavallo ci pensò per primo, ma la prima a essere rappresentata fu quella di Puccini, che condannò presto al dimenticatoio la fatica dell’autore di Pagliacci. Fu polemica continua non solo fra i due, ma anche fra le rispettive case editrici, Sonzogno e Ricordi, e tra ‘Il Secolo’ e il ‘Corriere della Sera’. Dal romanzo francese, attivato anche secondo percezione scapigliata, Illica prevede un libretto in quattro atti e cinque scene, mentre nella stesura definitiva l’opera sarà in quattro quadri, con la soppressione della scena di festa ambientata nel cortile della casa di via Labruyère, che avrebbe dato largo spazio a Musetta e che sarà il secondo atto dell’opera di Leoncavallo. ‘La soffitta’, prima scena del primo atto nel progetto di Illica, diventa primo quadro (con sostituzione dell’articolo con preposizione: ‘In soffitta’); ‘Il Quartiere Latino’, seconda scena, diventa secondo quadro (con sostituzione dell’articolo ‘Il’ con la preposizione ‘Al’); l’atto secondo, ‘La barriera d’Enfer’, diventa terzo quadro; l’atto terzo, quello del cortile, s’è detto, è soppresso; l’atto quarto, ‘La soffitta’ o ‘La morte di Mimì’ diventa quarto quadro, ‘In soffitta’, guadagnando così circolarità spaziale all’opera. Questa mutazione dell’impostazione drammaturgica generale è consistentissimo specimen dell’azione di Puccini nei confronti dei librettisti, già evidente con Manon Lescaut , dopo le primitive e deludenti esperienze di Villi ed Edgar . Illica se ne risente non poco, dato che stavolta è l’artefice, e anche Giacosa, chiamato a lavorare di cesello sul testo, dispera a un certo punto che Puccini possa mai essere accontentato. Nella forma generale, l’articolazione è quella preferita da Puccini: presentazione dell’ambiente e dei personaggi; duetto d’amore a ridosso dell’inizio (come sarà palese in Tosca e Madama Butterfly ); svolgimento drammatico, stavolta con una miscela inaudita tra la spensieratezza bohémienne e la tragedia che cova nel petto innocente della protagonista. Ma le protagoniste, benché con spazi di tanta diversa ampiezza testuale, stavolta sono due, perché Musetta, civettuola e leggera, è una Mimì più avanti nell’esperienza della vita, o meglio l’altro aspetto della femminilità di cui l’opera vuol rappresentare, secondo intenzione dei librettisti esposta in didascalia, citando da Murger, l’Ideale (così Mimì, che nel libretto fonde due diversi personaggi di Murger, Mimì appunto e Francine, è agnizione di sognato femminino per lo stupito Rodolfo, esclamante sull’inizio: «Alzandosi: una donna!», come di fronte a una rivelazione di generale femminilità che gli interpreti di Puccini hanno ben messo a fuoco).


"...Mimì era una graziosa ragazza
che doveva particolarmente simpatizzare
e combinare con gli ideali plastici e poetici di Rodolfo.
Ventidue anni; piccola, delicata...
Il suo volto pareva un abbozzo di figura aristocratica;
i suoi lineamenti erano d'una finezza mirabile...

"Il sangue della gioventù scorreva caldo e vivace nelle sue vene
e coloriva di tinte rosse la sua pelle
trasparente dal candore vellutato della camelia...

"Questa beltà malaticcia sedusse Rodolfo...
Ma quello che più lo rese innamorato pazzo di madamigella Mimì
furono le sue manine che essa sapeva, anche tra le faccende domestiche,
serbare più bianche di quelle della dea dell'ozio"


Il concorrente : La Bohème,  di Ruggero Leoncavallo (1858-1919)
libretto proprio, dal romanzo Scènes de la vie de Bohème di Henri Murger

Dove non è facile abituarsi al fatto che Rodolfo sia un baritono: ma questa è l’altra Bohème , la sorella sfortunata.

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