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25/06/2025 17:10
Una camicia a quadretti azzurri, lo sguardo fisso, il corpo immobile. Alessandro Impagnatiello è tornato in aula davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Milano, dove ha ascoltato in silenzio la lettura del verdetto che ha confermato l’ergastolo per l’omicidio di Giulia Tramontano, ma ha escluso l’aggravante della premeditazione. Seduto nei primi banchi accanto alla sua legale, Giulia Geradini, è rimasto impassibile, mentre dietro di lui, i genitori di Giulia, arrivati come sempre dalla provincia di Napoli, faticavano a trattenere le lacrime.

Una scena gelida, che ha acceso un'ondata di indignazione fuori e dentro l'aula.

A urlare con tutta la rabbia che il dolore consente è stata Chiara Tramontano, sorella della vittima, che sui social ha scritto parole che non lasciano spazio a interpretazioni:

"Vergogna. La chiamano legge ma si legge disgusto. L’ha avvelenata per sei mesi. Ha cercato su Internet: 'Quanto veleno serve per uccidere una donna'. Poi l’ha uccisa. Per lo Stato non è premeditazione."

Parole taglienti, scritte con l’inchiostro della disperazione e rivolte a uno Stato che, agli occhi della famiglia, ha perso l’occasione di vedere fino in fondo la verità. Chiara aggiunge poi un appello diretto al sistema giudiziario:

"Smettetela di portare gli assassini ai banchi. Sono assassini. Vanno in cella. Nessuno li vuole liberi, inquinano."

Alla fine dell’udienza, la madre di Giulia, Loredana, stringeva due fotografie della figlia con una dedica anche per Thiago, il bimbo mai nato. Con accanto il marito Franco e l’amica del cuore della figlia, ha scelto il silenzio.

A parlare è stato invece l’avvocato della famiglia, Giovanni Cacciapuoti:

Per la Corte d’Appello, presieduta dalla giudice Ivana Caputo, nonostante l’atrocità del gesto, non ci sono prove sufficienti per parlare di un delitto pianificato. Una decisione che contrasta con la ricostruzione del primo grado, secondo cui Impagnatiello avrebbe agito dopo una lunga preparazione iniziata almeno sei mesi prima, quando aveva cominciato a somministrare del veleno a Giulia all’insaputa di lei.