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19/05/2025 16:58
Non sarebbe stato un gesto impulsivo né un atto isolato. Il devastante incendio che, nella notte tra il 19 e il 20 marzo scorso, ha distrutto due capannoni dell’Ortomercato di Milano potrebbe essere stato commissionato. A far luce su quanto accaduto sono le indagini dei carabinieri della compagnia Porta Monforte e del Nucleo Investigativo, coordinate dalla procuratrice aggiunta Bruna Albertini e dalla PM Maria Cristina Ria.

Al centro dell’inchiesta c’è Giovanni Oliva, 59 anni, da anni dipendente di una cooperativa attiva all’interno del mercato all’ingrosso. È lui l’uomo arrestato nei giorni scorsi con l’accusa di incendio doloso (ora si trova ai domiciliari). Secondo la ricostruzione degli inquirenti, sarebbe stato lui a innescare il rogo: le telecamere di sorveglianza lo riprendono mentre arriva, scarica dei bancali, li cosparge di benzina e appicca le fiamme.

Le conseguenze sono state pesanti: distrutti due capannoni, uno gestito dalla società Maia Orto Frutta, l’altro affidato a L’Orto di Jack, che ne aveva preso parte degli spazi e che fa capo anche alla ditta New Gala Frutta srl.

Ma il movente resta nebuloso. Oliva, a quanto risulta, non aveva alcun interesse personale o economico diretto a causare un simile danno. Da qui l’ipotesi, sempre più concreta, che possa aver agito su commissione.

Un ulteriore elemento alimenta i sospetti: nelle ore successive all’incendio, Oliva avrebbe effettuato quattro tentativi di chiamata a un imprenditore del settore ortofrutticolo con sede nella provincia di Lecco. Una telefonata, alle 2.33, sarebbe andata a buon fine. In quel momento, il cellulare dell’imprenditore risulterebbe localizzato proprio in zona Ortomercato, mentre Oliva era già rientrato nella sua abitazione in provincia di Pavia. Gli investigatori stanno ora esaminando i contatti tra i due e il ruolo che questa persona potrebbe aver avuto.

Non solo: il 59enne, poche ore dopo l’incendio, avrebbe emesso un assegno circolare da 140mila euro, che la moglie ha poi versato su un nuovo conto corrente quattro giorni più tardi. Un’operazione finanziaria che insospettisce gli inquirenti, ora impegnati ad accertare se si tratti di un pagamento legato all’incendio.

Entrambi gli imprenditori coinvolti sono stati ascoltati dai carabinieri. Nessuno dei due ha nascosto le tensioni esistenti: il rappresentante di Maia Orto Frutta avrebbe fatto riferimento a discussioni passate con il collega dell’altro capannone, lasciando intendere un clima di rivalità commerciale.