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14/07/2025 18:56
Il dna ritrovato nella bocca di Chiara Poggi potrebbe essere quello di ignoto 3. Lo confermano le analisi effettuate sabato i cui risultati sono stati comunicati lunedì. Ma
è ancora presto per dire che è la firma dell'assassino, perché i periti della famiglia della ragazza uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007 nel villino di via Pascoli hanno già sollevato perplessità. Innanzitutto sulla quantità di materiale disponibile. Sono in tutto cinque le tracce prelevate. Il dna di ignoto 3 ha una dimensione di 4 picogrammi, che rappresenta i due terzi di una cellula. Si tratta di una quantità molto piccola, che è stata prelevata con una garza nel 2007 e non è mai stata analizzata dal momento che non essendoci, secondo la perizia legale, traccia di resistenza da parte di Chiara Poggi non si era reso necessario. In compenso erano stati effettuati tamponi rettali e vaginali, che avevano dato esito negativo. Sono in tutto cinque la campionature. Tre sono illeggibili, mentre uno è compatibile con quello del medico legale, mentre non si esclude che quello riconducibile al cosiddetto Ignoto 3 sia frutto di una contaminazione, dovuto anche al fatto che il prelievo fu fatto con una garza. Per questo la genetista Denise Albani, la perita incaricata dalla giudice per le indagini preliminari di Pavia che ha acconsentito all'incidente probatorio dopo la riapertura del caso, ha chiesto "qualche specifica in più" al medico legale Marco Ballardini per capire in che modo è stato eseguito il tampone orale durante l'autopsia eseguita sulla ventiseienne