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05/08/2025 16:54
Aziende con una superficie coltivata a vigneto tra i 10 e i 15 ettari e che conferiscono tutto il raccolto alla cooperativa: sarebbe questo l’identikit dell’azienda agricola che più sta soffrendo per la crisi di Terre d’Oltrepò, a pochi giorni dall’avvio della vendemmia 2025.
Ogni caso è a se stante, è evidente ma, secondo gli esperti da noi interpellati, se le aziende più piccole, grazie ai minori costi di gestione, potrebbero tenere botta e procedere con la vendemmia, (con tutte le incognite del caso) per quelle di medie dimensioni, che non hanno trovato canali alternativi di vendita, avviare il raccolto potrebbe essere un vero e proprio salto nel buio.
Prendiamo ad esempio un’azienda di 10 ettari (e teniamo da parte per un attimo il caso peronospora che ha quasi dimezzato i raccolti, altro grave problema).
Ipotizzando una produzione per ettaro di 100 quintali di uva per un valore di 50 euro, essa avrebbe conferito 1000 quintali per un ricavo di 50mila euro.
Bene, fino ad oggi, la nostra azienda viticola ha incassato solo il primo acconto del 20% dalla cantina, cioè 10mila euro. Questo a fronte di costi già sostenuti, dai trattamenti ai carburanti fino allo smaltimento rifiuti di, poniamo, 35mila euro. Con il conto in rosso di 25mila euro (costo di produzione meno l’acconto ricevuto) la nostra azienda di 10 ettari dovrebbe mettere in preventivo i costi per la vendemmia, che variano, tra i 7000 euro della raccolta a macchina (circa 2/3 dei soci di Terre fanno così) e i 16-17mila di quella manuale, ancora piuttosto diffusa, soprattutto nei versanti più ripidi.
Il tutto, senza sapere, ad oggi, quanto e quando sarà pagato il prodotto, e quando sarà saldato il pregresso. Un rischio che non tutti potrebbero essere disposti a correre.