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Videonews


28/04/2025 19:07
Una giornata simbolo come quella del 25 aprile, un gesto di memoria e impegno civile. Eppure, dopo la presenza della senatrice a vita Liliana Segre alla cerimonia della Liberazione a Pesaro, si è scatenata online un’ondata vergognosa di insulti e minacce.
Tutto è iniziato con la pubblicazione del video in cui si vede Segre, accanto al sindaco e al prefetto, mentre depone un omaggio al monumento dei partigiani caduti. Sotto quelle immagini, una raffica di commenti violenti: offese pesantissime, auguri di morte, frasi inaccettabili.
Secondo le prime informazioni, i messaggi d’odio arriverebbero perlopiù da profili localizzati nell’entroterra marchigiano e in alcuni casi riconducibili ad ambienti no vax. L’episodio ha immediatamente fatto scattare gli accertamenti da parte delle forze dell’ordine. Ma per procedere penalmente, è necessaria una querela di parte: sarà Liliana Segre, che al momento non ha rilasciato dichiarazioni, a decidere se presentarla al tribunale di Milano, come previsto dalla legge.
Parallelamente, su un altro fronte, la Procura di Milano sta già lavorando da tempo su un’inchiesta relativa a precedenti insulti ricevuti.
Non c’entra con Pesaro: si tratta di minacce e diffamazioni via social risalenti agli anni passati, che avevano già portato a una richiesta di archiviazione. Il giudice Alberto Carboni, però, ha disposto nuove indagini: sono 86 i profili sospetti su cui la polizia postale sta svolgendo approfondimenti. I reati ipotizzati sono quelli di diffamazione aggravata dall’odio razziale e politico. Un’indagine autonoma, dunque, che conferma quanto la figura di Liliana Segre resti purtroppo un bersaglio costante per chi odia la memoria, la Resistenza, e i valori fondamentali della convivenza civile. Due vicende diverse, un unico bersaglio Mentre a Pesaro si attende di capire se scatteranno denunce per l’ultimo attacco social, a Milano si lavora per portare davanti alla giustizia chi, negli anni scorsi, ha pensato di ferire con la violenza verbale chi ha fatto della propria testimonianza un baluardo contro l’oblio.