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20/06/2025 12:02
Per molti anni via Sabina è stata un angolo semi nascosto della zona di Porta Romana, chiuso al traffico, tranquillo, condiviso tra palazzi residenziali e il retro del Teatro Franco Parenti. Poi, all’improvviso, diventa "Largo Franco Parenti", con un progetto di riqualificazione che ne prevede la trasformazione in una piazzetta pedonale, alberata, con panchine e un nuovo ingresso per il teatro.
Un progetto già deliberato nel 2021, finanziato interamente da privati, ma che molti dei residenti dello stabile che dà sulla via– una cinquantina di famiglie – hanno scoperto solo recentemente, quando i lavori erano già in fase avanzata di approvazione. Da qui la protesta: la paura è che il nuovo intervento possa aumentare la pressione di un luogo già alle prese con i disagi legati agli eventi serali e all’intenso traffico di mezzi diretti al teatro. Si teme, infatti, la pedonalizzazione definitiva, la perdita di parcheggi e l’apertura di un nuovo accesso al Franco Parenti, che potrebbe trasformare la via in un’appendice del complesso culturale, tra pubblico in arrivo, rumori e confusione.
Il nodo è tutto lì: non tanto nella riqualificazione in sé, quanto nelle modalità con cui è stata gestita. I condomini parlano di un intervento deciso senza un vero coinvolgimento della cittadinanza, in un’area dove la convivenza tra cultura e residenzialità è già fragile.
Un sopralluogo del Comune nei giorni scorsi ha riacceso l’attenzione, ma non ha spento le polemiche. La questione non è solo urbanistica: è il modello di città che torna in discussione. Chi decide come si trasforma un quartiere? E chi ne sopporta le conseguenze?