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25/07/2025 13:25
Una prassi ormai consolidata è quella di parlare del caldo, quando l’afa diventa insopportabile nelle città italiane. Eppure se ne parla solamente per dare consigli pratici per idratarsi e combattere le ondate di calore nelle ore più calde.
A dirlo è l’ultimo rapporto commissionato da Greenpeace all’Osservatorio di Pavia, che ha evidenziato diverse lacune nella copertura mediatica di un fenomeno, che dovrebbe essere trattato in maniera meno superficiale. Circa tre quarti delle notizie sui principali telegiornali e quotidiani, sulla prima ondata di calore della stagione, fra giugno e luglio, non hanno citato infatti il contesto della crisi climatica per spiegare il fenomeno.
Lo hanno fatto solo il 23% dei servizi trasmessi sulle reti televisive. Il 7% delle notizie si è focalizzato sulla necessità di interventi di mitigazione, come la riduzione delle emissioni gas o la transizione verso fonti rinnovabili. Mentre il 63% ha parlato di come adattarsi al caldo, idratandosi ed evitando l’esposizione nelle ore più critiche.
Nel rapporto viene quindi spiegato come l’attenzione mediatica sul tema tenda a concentrarsi durante il picco di calore, per poi spegnersi non appena il meteo cambia, veicolando quindi l’idea che le temperature estreme siano solamente casi episodici. Inoltre viene dato poco spazio alle voci di esperti, del mondo del lavoro e dell’economia che hanno trovato spazio rispettivamente nel 16% e 15% dei servizi.
Se si considerano i maggiori quotidiani italiani, il 67% degli articoli sulle ondate di calore non fanno cenno al riscaldamento globale. Soltanto la metà cita la crisi climatica e ne approfondisce le cause, menzionando anche i responsabili. “L'impatto crescente della crisi climatica sulla salute pubblica, sull'ambiente e sull'economia richiederebbe una copertura mediatica approfondita”, spiega Simona Abbate della campagna Clima di Greenpeace Italia, “capace di giocare un ruolo nella prevenzione e dare spazio a cause e soluzioni strutturali, in primis l'abbandono dei combustibili fossili e la decarbonizzazione dell'industria e dei trasporti”.