25/07/2025 17:52
Sono continuate per tutta la giornata di venerdì le ricerche del corpo del giovane Nassar, il 16enne di origini egiziane residente a Pavia inghiottito mercoledì sera dalle acque del Ticino sotto gli occhi impotenti del padre e dei parenti. I ricercatori hanno perlustrato il fiume dal punto in cui il ragazzo è stato visto scomparire fino alla consulenza con il Po e a valle fino al ponte di Spessa Po.
In acqua le imbarcazioni della protezione civile e dei vigili del fuoco, con i sommozzatori specializzati nell'impiego di sonar specifici per i fondali bassi e altri specialisti che aggiornano continuamente la cartografia della ricerca, in cielo l’elicottero e i droni, sulle rive le squadre di esperti a piedi hanno battuto le sponde palmo a palmo, ma di Nassar non sembra esserci traccia.
E mentre le ore passano, le speranze di ritrovarlo si affievoliscono. Il corpo potrebbe essere già lontano, ma non è escluso che possa essere rimasto impigliato sul fondo: nonostante la magra estiva, il fiume conserva buche di oltre 6 metri.
Intanto il padre del ragazzo, affranto, ha puntualizzato ai cronisti arrivati nei pressi dell’unità di crisi locale che il figlio, contrariamente alle prime ricostruzioni, non si era tuffato per fare il bagno ma stava camminando nel bagnasciuga quando è scivolato ed è stato trascinato in un punto dove l’acqua è profonda e la corrente insidiosa.
La prosecuzione delle ricerche o la loro interruzione è in corso di definizione da parte delle autorità.
Si tratta del secondo tragico incidente dall’inizio dell’estate sulle rive del Ticino: a metà giugno un uomo di 39 anni era annegato nei pressi del ponte coperto a Pavia, mentre qui al ponte della Becca, l’ultima vita presa dal fiume risale all’estate di 3 anni fa. A perdere la vita, allora, fu un albanese di 55 anni che abitava a Stradella: il dramma in quel caso si consumò sotto gli occhi della compagna, il suo corpo fu trovato poche ore più tardi alcune centinaia di metri a valle del ponte.