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05/09/2025 17:38
Nel Mediterraneo continuano i naufragi e le accuse alle Ong, mentre chi salva vite denuncia politiche di abbandono e respingimento.
Sea-Watch, organizzazione umanitaria tedesca, in dieci anni di attività, ha soccorso oltre 47mila persone. Ma nello stesso tempo 30mila hanno perso la vita tra le onde. Una tragedia che, sottolineano, in molti casi si sarebbe potuta evitare.
Basti pensare a un anno fa: ventotto migranti intercettati in mare, sette sopravvissuti, ventuno morti a poche miglia da Lampedusa nonostante le autorità fossero informate.
Queste storie arrivano a Milano e vengono raccontate oggi in una mostra alla Fabbrica del Vapore. Non un evento celebrativo, ma un percorso fatto di immagini, oggetti e installazioni per raccontare una decade segnata da salvataggi e criminalizzazione delle Ong. Perché, spiegano, da tempo lo Stato affida alle navi umanitarie porti sempre più lontani e avvia indagini contro volontari e attivisti invece di collaborare con chi ogni giorno prova a salvare vite in mare.

Sea-Watch guarda anche oltre il Mediterraneo: annuncia il proprio sostegno alla Global Sumud Flottilla, una missione civile internazionale in partenza da 44 porti diversi per portare aiuti e solidarietà a Gaza, sfidando il blocco israeliano e con lo scopo di difendere i diritti umani delle comunità assediate. Un ponte tra l’impegno per la vita in mare e la solidarietà verso chi subisce conflitti sulla terraferma.