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27/05/2025 16:17
Osman Bylyku, unico imputato dell’omicidio di Anila Ruci, sarebbe affetto da una condizione di infermità psichica, che potrebbe aver inciso sulla sua capacità di intendere e volere, fino a farla scemare.
Sono queste le conclusioni, a cui sono arrivati i periti, nella loro relazione presentata e discussa martedì mattina in Corte d’Assise a Pavia, nell’ambito del processo per l’omicidio di Scaldasole, avvenuto nell’aprile di due anni fa. Tutto questo mentre è attesa per il 10 giugno la sentenza del processo per l’omicidio di via Piave, a Scaldasole. In quella data, concluse la requisitoria dell’accusa e l’arringa della difesa, è prevista la decisione della giuria popolare.
Il 19 aprile del 2023 la 38enne albanese Anila Ruci era stata ritrovata morta nella sua abitazione, uccisa da diverse coltellate. All’epoca dei fatti Osman Bylyku, con cui conviveva, era stato visto in strada, sconvolto e ferito, a chiamare i soccorsi.
Nelle udienze precedenti, alcuni testimoni della difesa avevano affermato come Bylyku avesse problemi cognitivi e di memoria. Dubbi alimentati anche dal medico legale, sentito come teste, secondo cui l’imputato fosse affetto da idrocefalia, frutto probabilmente di una lesione organica avuta durante l’infanzia.
Dalla perizia presentata martedì in tribunale a Pavia è emerso che Bylyku sarebbe affetto da un lieve deficit mentale, collegato a un problema nella sua corteccia cerebrale. Un deficit cognitivo, quindi, che potrebbe aver compromesso la sua capacità di intendere e volere. Dunque, qualora abbia eventualmente commesso il reato di cui è imputato, potrebbe averlo commesso d’impulso.
Conclusioni, a cui si è opposta l’accusa, che ha presentato una relazione. Qualora la Corte accertasse l’incapacità di intendere e volere di Osman Bylyku e lo ritenesse responsabile di omicidio volontario, la pena verrebbe diminuita, come previsto dalla legge. Se ne saprà di più tra due settimane.