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23/06/2025 17:23
“Non un agguato, ma un susseguirsi di errori, senza alcuna pianificazione”. Con queste parole la difesa di Alessandro Impagnatiello, l’ex barman condannato all’ergastolo per l’omicidio di Giulia Tramontano, cerca di riscrivere la narrazione del delitto che ha sconvolto l’Italia. La giovane, incinta al settimo mese, venne uccisa con 37 coltellate nella serata del 27 maggio 2023, nel loro appartamento a Senago.

La Corte d’Appello di Milano riaprirà il caso mercoledì mattina, accogliendo la richiesta dei legali di Impagnatiello di rivedere la sentenza emessa il 25 novembre 2024, che ha sancito il massimo della pena. In aula, la sostituta procuratrice generale Maria Pia Gualtieri guiderà l'accusa. Ma la difesa, rappresentata dall’avvocata Giulia Geradini, punta a smontare le aggravanti che hanno pesato come un macigno sulla condanna.

Secondo i legali, Impagnatiello – che al momento dell’omicidio aveva una relazione parallela con una collega – non avrebbe mai pianificato il delitto. Era un uomo incapace di affrontare la verità, intrappolato in una doppia vita che non sapeva gestire. La sua personalità narcisistica – sostiene la difesa – lo avrebbe portato a nascondere le sue difficoltà per non intaccare l’immagine perfetta che voleva dare di sé.

La linea difensiva mira a ottenere l’esclusione delle aggravanti di premeditazione e crudeltà, e il riconoscimento delle attenuanti generiche. Una strategia che, se accolta, potrebbe abbassare la condanna da ergastolo a 30 anni di reclusione.

Secondo l’avvocata Geradini, l’omicidio sarebbe stato l’esito tragico e non calcolato di un conflitto personale degenerato, dimostrato dalla dinamica maldestra del tentativo di occultamento del cadavere: prima il trasporto in cantina, poi in auto, infine l’abbandono in un’intercapedine. Non un piano lucido, sostiene la difesa, ma un caos di azioni confuse, prova del contrario della premeditazione.

Giulia Tramontano, 29 anni, aveva appena scoperto il tradimento del compagno. Quella sera affrontò Impagnatiello, ignara che sarebbe stato il suo ultimo confronto. Dopo l’omicidio, il corpo fu dato alle fiamme con alcol e benzina, poi nascosto per quattro giorni in diversi luoghi prima dell’occultamento finale.