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01/08/2025 16:54
Non fu suicidio, ma omicidio. A ipotizzarlo ora è la Procura di Pavia che ha riaperto il caso di Francesco Ancona, il muratore 48enne di Mortara trovato morto per strada nel febbraio del 1987. Una vicenda che risale quasi 40 anni fa, ma sulla quale, fin dalle prime indagini, erano emersi parecchi dubbi da parte della famiglia della vittima.
Per questo motivo, la procura ha richiesto la riesumazione della salma dell’uomo, di origini siciliane, che fu trovato senza vita, con il cranio fracassato, sul ciglio della strada che da Mortara porta a Ceretto. All’epoca si era parlato di suicidio, una versione che però non ha mai convinto i tre figli di Ancona, che si sono costituiti parte civile nel procedimento. L’ipotesi era che Ancona si fosse lasciato travolgere da un camion, che non fu però mai rintracciato.
In questa nuova inchiesta sono due gli indagati con l’accusa di omicidio aggravato in concorso e con soggetti terzi, non specificati. Si tratta della moglie di Francesco Ancona e del presunto sicario che all’epoca frequentava la casa degli Ancona. I due indagati sono entrambi residenti ora a Castellamare del Golfo, in provincia di Trapani, dove la salma di Ancona è stata riesumata dal cimitero in cui è stato sepolto.
Secondo l’accusa, avrebbero prima indebolito fisicamente la vittima, somministrandole del veleno. Poi l’avrebbero aggredita con un corpo contundente, sferrando diversi colpi. Infine avrebbero cosparso il corpo di benzina e investito mortalmente l’uomo, con un mezzo pesante. Accuse ancora tutte da dimostrare.
Il corpo di Ancona verrà portato all’istituto di Medicina legale di Milano, dove il 6 agosto partiranno gli accertamenti. Ad occuparsene tre periti incaricati dalla Procura, tra cui Cristina Cattaneo, nota per aver lavorato ai casi di Yara Gambirasio e Stefano Cucchi. Gli esiti degli accertamenti dovrebbero tornare sul tavolo del pubblico ministero entro tre mesi. In autunno potrebbe esserci una svolta decisiva nelle indagini.