Eventi a Vigevano:

Dal 09-02-2023 al 04-12-2023
La Collezione Strada
Dal 26-11-2023 al 06-01-2024
"IN LOCUM ANGELORUM" - vespri d'organo per l'Avvento e il Natale
Dal 03-12-2023 al 21-12-2023
ANTONINO TRAPELLA - Mostra personale
Dal 09-12-2023 al 17-12-2023
ACQUERELLI DA LEGGERE
Dal 10-12-2023 al 10-12-2023
MARCIA DELLA PACE E DELLA FRATERNITÀ

Vedi tutti

Grazie a

Cerca nel sito

Cerca telefono

cognome o nome azienda

Videonews


19/09/2023 17:34
Torna a dichiarare in aula mentre è sottoprocesso per l'omicidio volontario aggravato della figlia Diana di soli 18 mesi, morta di stenti dopo essere stata abbandonata da sola a casa per sei giorni: parliamo della ormai famosa Alessia Pifferi che nella giornata di martedì 19 settembre ha testimoniato davanti alla Corte d'Assise di Milano, nel processo in cui è imputata.

La 37enne, rispondendo alle domande del pm Francesco De Tommasi ha raccontato e spiegato che quello non era l’unico episodio in cui lasciò la piccola in casa da sola. Lo aveva già fatto altre volte:
"Sì, l'ho lasciata sola. Pochissime volte, non ricordo quante. Andavo via e di solito l'indomani tornavo subito a casa. Le lasciavo due biberon di latte, due bottigliette di acqua e una di 'teuccio'. Ero preoccupata, avevo paura di molte cose, che riuscisse a bere il latte. Pensavo bastasse. Quando rientravo di solito era tranquilla che giocava con i suoi giochini nel lettino. La lavavo, la cambiavo e le davo la pappa". Quando le è stato domandato come si comportasse abitualmente con Diana, Pifferi ha risposto la accudiva “come una mamma accudisce normalmente un figlio. Le dava da mangiare, la lavava e la cambiava. Se stava male contattava l'ospedale. La crescevo". Ha dichiarato.

Come ha spiegato Pifferi, in quelle occasioni andava in provincia di Bergamo dal compagno, con il quale aveva da tempo una relazione "tira e molla". Quando il compagno, due giorni prima del ritrovamento del corpo della bimba, era dovuto andare a Milano per lavoro, Pifferi lo aveva accompagnato, ma senza passare dalla casa di via Parea in cui la piccola Diana era da sola.
La 37enne allora ha spiegato alla Corte il perché non era passata da casa nei giorni in cui si trovava a Milano: "Avevo paura di parlare. Non dissi niente e lui mi riportò a casa sua. Per questa ragione non sono tornata a casa da Diana". "Io mi preoccupavo di mia figlia - ha detto, - ma purtroppo avevo paura delle reazioni del mio compagno. Avevo paura di parlare con lui, era parecchio aggressivo nel verbale. Una volta ha anche cercato di sbattermi contro a un vetro in una discussione. Mi preoccupavo per mia figlia ma al tempo stesso avevo paura di chiedergli di portarmi a casa".

In altri passaggi del suo esame in aula, la donna ha spiegato più volte che per il compagno la bambina "era un intralcio". È ancora: "Diceva che le voleva bene, ma non era vero. Mi ha usata e basta".

Infine Pifferi ha raccontato del momento in cui, tornata a casa dopo quei lunghissimi giorni trascorsi lontana da sua figlia per cui sono stati fatali, ha trovato la piccola Diana senza vita:
"Ho trovato mia figlia nel lettino: sono subito andato da lei, non ricordo se la porta era aperta o chiusa. L'ho accarezzata, ma ho visto che non si muoveva e capii che qualcosa non andava: non era in piedi come le altre volte, non giocava". "Non era fredda la bambina, tentai di rianimarla - ha aggiunto -, le feci il massaggio cardiaco, la presi in braccio e le diedi qualche pacchetta sulla schiena. Provai a bagnarle le manine, i piedini e la testina per vedere se si riprendeva. La rimisi nel lettino e le spruzzai anche dell'acqua in bocca. Vidi che non si riprese e andai a chiamare la vicina di casa".