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03/06/2025 17:55
Non è solo una questione di tagli al personale o di carichi di lavoro sempre più insostenibili. A far scendere in piazza quasi un centinaio di lavoratori di Poste Italiane è stata soprattutto la sensazione di essere stati messi da parte: esclusi dalle trattative, ignorati nelle scelte, lasciati fuori da ogni tavolo.
Il presidio interregionale per Lombardia, Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta si è tenuto davanti a Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa Italiana. Un luogo simbolico, scelto nel giorno dello sciopero nazionale.

Dietro la protesta, una frattura profonda con l’azienda: accuse di decisioni unilaterali, di accordi separati, e soprattutto di una direzione sempre più spinta verso la precarizzazione. Il presidio, organizzato davanti a Piazza Affari, ha un messaggio chiaro: i diritti non si tagliano per decreto. La scintilla sarebbe stata l’ultima riorganizzazione annunciata da Poste, che secondo i sindacati è stata portata avanti senza un reale confronto con i rappresentanti dei lavoratori.
Non si parla solo di numeri o contratti. I lavoratori denunciano sistemi interni che non funzionano: carenze organizzative, mansioni troppo flessibili e una gestione che in molti definiscono caotica. A pagarne il prezzo, dicono, sono sempre gli stessi: chi consegna, chi sta agli sportelli, chi tiene in piedi ogni giorno il servizio.