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03/06/2025 16:40
Una bandiera palestinese, uno striscione con scritto “E adesso licenziateci tutti” e la voce simbolica di oltre 600 firmatari: martedì 3 giugno, davanti ai cancelli dei laboratori Ansaldo del Teatro alla Scala, i lavoratori e il sindacato Cub hanno organizzato un flash mob in solidarietà con la maschera licenziata per aver gridato “Palestina libera” lo scorso 4 maggio, durante una serata con la premier Giorgia Meloni.
Il licenziamento, firmato dal sovrintendente Ortombina, è stato definito dai sindacati un provvedimento politico. Per molti, un atto sproporzionato verso chi ha voluto manifestare un pensiero in un momento sentito. Secondo il Cub, la direzione avrebbe dovuto proteggere la lavoratrice, non punirla.
Durante il presidio è stato mostrato lo striscione che la maschera avrebbe voluto esporre quel giorno. I lavoratori annunciano che sarà visibile in uno dei prossimi spettacoli.
La richiesta principale rimane il reintegro della lavoratrice, ma i promotori vogliono anche uno spettacolo dedicato alla Palestina. “La Scala non ha mai fatto un concerto per la Palestina”, fanno notare dal Cub.
Alla mobilitazione hanno partecipato anche esponenti politici, tra cui consiglieri comunali dei Verdi e una delegazione di Rifondazione Comunista. Intanto il caso entrerà anche tra le motivazioni dello sciopero generale previsto il 20 giugno da Cub, USB e Sgb.