Eventi a Vigevano:

Dal 25-10-2025 al 02-11-2025
OLTRE IL LIMITE
Dal 25-10-2025 al 09-11-2025
BIPERSONALE DI PITTURA DI NINO LANDOLINA E GIORDANO PAGLIAI
Dal 31-10-2025 al 31-10-2025
Passeggiata da paura in #unaviadellamadonna
Dal 31-10-2025 al 16-11-2025
FESTIVAL DELLE TRASFORMAZIONI
Dal 31-10-2025 al 31-10-2025
Concerto delle Streghe

Vedi tutti

Grazie a

Cerca nel sito

Cerca telefono

cognome o nome azienda

Videonews


28/10/2025 08:16
In un anno, in tutta la Lombardia, si sono persi quasi 1.170 campi da calcio. A dirlo è l’ultimo rapporto Ispra sul consumo di suolo in Italia, che evidenzia una situazione critica per la nostra regione. Nell’ultimo anno in Lombardia sono stati consumati in tutto 834 ettari di suolo, in aumento del 15,3% rispetto al 2023. Fa peggio solo l’Emilia Romagna con 1013 ettari persi. Inoltre, dal 2006 al 2024, nel 98% dei Comuni italiani si è registrato poi un aumento del suolo consumato.
Tra le cause alla base del consumo di suolo, evidenziate nel rapporto Ispra, figurano la costruzione di aree destinate a logistiche, in aumento di 69 ettari, e di impianti fotovoltaici installati a terra, 1702 ettari in più prevalentemente su superfici utilizzate a fini agricoli. Temi che hanno suscitato dibattito anche in provincia di Pavia e in Lomellina.
Per menzionare soltanto alcuni esempi, Parona, con il 9,77%, è stato il Comune dove si è registrato il più alto consumo di suolo, dal 2006 ad oggi. Un dato superiore alla media regionale del 3,5% e anche di centri di più grandi dimensioni, come Mortara che si attesta al 6,25% e Pavia con il 3,42%. Persino Vigevano fa meglio con poco più del 3%.
Statistiche che però non preoccupano l’assessore Territorio di Regione Lombardia, Gianluca Comazzi, a dieci anni dall’entrata in vigore della legge regionale sul consumo di suolo. Grazie all’approvazione dei nuovi Piani di governo del territorio in 630 Comuni lombardi, tra cui Milano e gran parte dei capoluoghi, Comazzi ricorda come la crescita di consumo di suolo, che in Lombardia è pari al 29%, sia sotto la media italiana, ferma invece al 39%. “Il nostro obiettivo”, conclude Comazzi, “si sviluppa sul lungo periodo e tiene conto di sostenibilità e sviluppo ambientale”.