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20/05/2025 17:16
Nessuna modifica del capo d’imputazione per la ministra del Turismo Daniela Santanchè, imputata a Milano per truffa aggravata ai danni dell’Inps. Lo ha deciso la giudice dell’udienza preliminare Tiziana Gueli, che ha respinto l’istanza della difesa di riqualificare l'accusa in "indebita percezione a danno dello Stato di erogazioni pubbliche", come chiesto dai legali della ministra, Salvatore Pino e Nicolò Pelanda.

Il procedimento ruota attorno alla presunta indebita richiesta della cassa integrazione in deroga durante il periodo della pandemia Covid per 13 dipendenti delle società Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria. Secondo l’accusa, quei lavoratori risultavano formalmente in Cig, ma in realtà continuavano a lavorare. La presunta truffa ammonterebbe a oltre 126mila euro.

Con Daniela Santanchè sono imputati anche il suo compagno Dimitri Kunz, il consulente esterno Paolo Giuseppe Concordia e le due società del gruppo Visibilia. Queste ultime, nel frattempo, hanno risarcito l’Inps e Visibilia Editore ha chiesto di patteggiare. La ministra è già a processo in un altro filone per falso in bilancio.

Nel corso dell’udienza odierna, la gup ha respinto anche un’altra eccezione avanzata dalla difesa di Concordia, rappresentata dall’avvocato Marcello Elia, sulla presunta irregolarità nelle modalità di audizione dei dipendenti ascoltati in fase d’indagine. Secondo i difensori, sarebbero dovuti essere sentiti come "testi assistiti", perché potenzialmente coinvolti. Ma anche questa eccezione è stata giudicata infondata.

Al centro dell'udienza, appunto, è finito l’esame in aula dello stesso Concordia. In circa mezz’ora, l’ex collaboratore ha ribadito di essere stato l’unico responsabile della gestione della cassa integrazione durante il periodo pandemico, assumendosi ogni responsabilità operativa e sollevando di fatto la ministra Santanchè da eventuali coinvolgimenti diretti. "Le decisioni sui pagamenti ai dipendenti, compreso il capitolo della cassa integrazione, le gestivo io", ha dichiarato Concordia, già autore di dichiarazioni simili durante l’interrogatorio in fase d’indagine.

Secondo la sua ricostruzione, la situazione durante l’emergenza sanitaria era caotica, caratterizzata da normative poco chiare e da un difficile equilibrio tra smart working e Cig. Un contesto che, a suo dire, avrebbe contribuito a scelte operative ambigue ma non necessariamente dolose.

Ora i riflettori si spostano sull’udienza del prossimo 9 luglio, quando i pubblici ministeri Marina Gravina e Luigi Luzi esporranno la richiesta di rinvio a giudizio per gli imputati. Successivamente, sarà il turno delle difese. In quell’occasione, come anticipato in aula dagli avvocati Pelanda e Pino, la ministra Santanchè potrebbe chiedere di essere ascoltata in aula per fornire la propria versione dei fatti.