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02/09/2025 17:48
Ha combattuto per circa un’ora contro il suo aggressore la diciottenne violentata nella notte tra sabato 30 e domenica 31 agosto a San Zenone al Lambro, comune al confine tra Lodi e Milano. È quanto emerge da una prima ricostruzione della Procura di Lodi, che ritiene credibile il racconto dell’agguato fornito dalla giovane: la ragazza ha riportato diversi lividi in varie parti del corpo, tra cui in testa, segni della lunga e disperata resistenza.
Parallelamente proseguono le indagini: i carabinieri stanno cercando tracce biologiche utili e passando al setaccio le immagini raccolte nei dintorni dello scalo, nella speranza di isolare elementi che possano portare all’identificazione dello stupratore.
La vittima, residente nella periferia nord del capoluogo lombardo, era diretta in stazione per prendere l’ultimo treno delle 23.04 dopo aver trascorso la serata con la sorella. Lungo via del Bissone è stata sorpresa, colpita e trascinata in una zona isolata, dove ha subito la violenza. In lacrime, 60 minuti dopo, ha avuto la forza di chiamare il 112. A confermare l’abuso, poi, sono stati gli accertamenti medici effettuati al Policlinico e alla clinica Mangiagalli, da cui potrebbero emergere tracce di dna decisive per risalire al responsabile. Agli investigatori la diciottenne ha fornito solo una descrizione sommaria: carnagione scura e capelli ricci
Ma oltre all’orrore e alla atrocità del fatto, a ferire sono anche i commenti social: «Che ci faceva una ragazza a mezzanotte in stazione?». Un’accusa indiretta alla vittima, che le associazioni antiviolenza definiscono l’ennesimo riflesso di una cultura maschilista ancora difficile da scardinare.

In merito alla vicenda è intervenuta anche la sindaca di San Zenone al Lambro, Arianna Tronconi, che si è detta «sbigottita e arrabbiata». «Sono discorsi inaccettabili, su questo c’è ancora molto da lavorare» ha dichiarato la prima cittadina.