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14/07/2025 17:57
Liliana Barone potrebbe non sarebbe stata in grado di aggredire e uccidere lo zio acquisito Carlo Gatti, quella notte dei primi di febbraio dell’anno scorso. È quanto sostenuto dal consulente tecnico della difesa Massimo Blanco che, lunedì mattina, ha presentato la perizia psichiatrica ammessa dal giudice durante l’ultima udienza del processo per la morte del pensionato Carlo Gatti, di Colli Verdi, trovato senza vita in un lago di sangue nella sua camera da letto nella casa della frazione Canavera, che condivideva con la nipote acquisita.
La donna è in carcere da un anno e mezzo con l’accusa di omicidio. Ma secondo la difesa non sarebbe stata lei ad aggredire e uscire l’anziano, che aiutava nelle faccende domestiche.
Dopo aver messo in dubbio la ricostruzione del delitto portata dalla procura e l’interpretazione della scena del crimine, con la perizia psichiatrica la difesa, condotta dall’avvocato Laura Sforzini, punta a scardinare anche l’impianto accusatorio basato sulle condizioni psicologiche della presunta omicida.
Si sostiene, in pratica, che la donna la sera precedente la morte di Gatti avesse assunto alcool e un sonnifero, lo Stilnox, che le avrebbe procurato uno stato di incoscienza e sedazione per le quali molto difficilmente si sarebbe potuta rendere conto di quello che sarebbe accaduto in quei frangenti (ovvero che l’uomo fosse caduto a terra nella sua camera da letto) o, in seconda battuta, di aggredire deliberatamente il pensionato, dopo averlo raggiunto nella sua camera.
Si torna in aula lunedì prossimo, per la discussione. Non è escluso che il giudice pronunci la sua sentenza al termine del rito abbreviato, ma nemmeno che rimandi le parti a settembre.