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27/05/2025 17:14
Giovanni Sgroi, medico e sindaco di Rivolta d’Adda, ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere davanti al giudice per le indagini preliminari, Sara Cipolla, durante l’interrogatorio di garanzia seguito al suo arresto per presunti abusi sessuali su quattro pazienti. Il provvedimento restrittivo è stato eseguito venerdì scorso nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla procura di Milano.

All’esterno del tribunale milanese, Sgroi ha affidato poche parole ai giornalisti: “Affronteremo tutto con grande dignità. Sono sconvolto da quello che sta accadendo”.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l’uomo avrebbe compiuto abusi durante visite mediche presso un centro polispecialistico di Pozzuolo Martesana, dove lavorava dal 2011. L’indagine è scaturita dalla denuncia, nel maggio 2024, di una giovane di 24 anni. Da quel momento si sono fatte avanti altre tre donne, i cui racconti hanno rafforzato il quadro accusatorio.

Agli atti è emersa anche una testimonianza risalente al 2010, di una donna oggi 59enne, che aveva denunciato Sgroi già all’epoca, quando il medico era direttore del reparto di Chirurgia generale all’ospedale di Alzano Lombardo. La sua vicenda, rimasta senza seguito giudiziario con un’archiviazione nel 2013, è stata nuovamente portata all’attenzione pubblica dopo l’arresto.

Secondo quanto riferito, l’episodio si sarebbe verificato nell’ottobre del 2010, durante un ricovero per un intervento di addominoplastica. La paziente stava seguendo un percorso per la perdita di peso ed era stata affidata a Sgroi da un altro specialista. “Erano le otto del mattino – ricorda – un’infermiera mi disse che Sgroi voleva visitarmi. Chiuse la porta a chiave, mi fece stendere sul lettino e iniziò a sfregarmi sulla cicatrice, senza guanti. Poi mise la mano nelle mie mutandine e continuò per un quarto d’ora, forse di più. Io ero paralizzata, non riuscivo a reagire”.

La donna racconta anche di un altro episodio, avvenuto la sera prima, durante il quale Sgroi le avrebbe chiesto di spogliarsi per poi fotografarla.

Dopo aver raccontato tutto al marito, si recò a sporgere denuncia in Questura a Verona e successivamente fu ascoltata per ore dalla Procura di Bergamo. Tuttavia, il procedimento si concluse con un’archiviazione nel marzo 2013. “Non credo più nella giustizia – ha dichiarato –. Mi sono sentita sola, a tratti derisa. Non mi sono opposta all’archiviazione perché sentivo che non mi credevano”.

Oggi, alla luce del nuovo procedimento, la 59enne si dice pronta a testimoniare: “Se mi chiamano, andrò. È un dovere, per me e per tutte le altre”.

Intanto, il prefetto di Cremona ha sospeso Sgroi dalla carica di sindaco all’indomani dell’arresto. Le indagini, coordinate dall’aggiunta Letizia Mannella e dalla pm Alessia Menegazzo, proseguono per verificare l’eventuale esistenza di ulteriori episodi e possibili vittime.