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21/07/2025 14:15
Vigevano è ancora sotto shock dopo che una storia inquietante di abusi e crudeltà è venuta alla luce grazie alle indagini della polizia. È qui, nell’apparente tranquillità di una villetta in periferia, in zona Palasport, che un uomo di 40 anni disabile, è stato segregato e maltrattato per anni da chi, al contrario avrebbe dovuto badare a lui. In manette, con l’accusa di sequestro di persona, truffa aggravata e abbandono e circonvenzione di incapace, sono finiti l’ex compagna e tre presunti complici. I quattro, secondo la ricostruzione della Procura di Pavia, lo avrebbero raggirato e derubato per anni approfittando della sua fragilità psichica, con l’obiettivo di impadronirsi del suo ingente patrimonio.
L’inferno, per l’uomo che nel frattempo è stato portato all’ospedale di Vigevano, sarebbe durato quattro anni. Un tempo infinito durante il quale non avrebbe avuto possibilità di comunicare con l’esterno, rinchiuso tra le mura della sua stessa casa divenuta una prigione: senza acqua calda né riscaldamento e con il cibo razionato.
Il piano sarebbe stato premeditato con cura: sul muro perimetrale della casa era stato collocato persino del filo spinato che rendeva impossibile al 40enne qualsiasi tentativo di fuga. Il ritrovamento dell'uomo risale a fine novembre, a opera di una Volante, chiamata da alcune persone che avevano segnalato il lancio di oggetti nel loro cortile da parte dell'occupante della villa accanto. Forse un tentativo disperato dell'uomo di comunicare con l'esterno e chiedere aiuto. All'interno dell'abitazione, gli agenti hanno trovato rinchiuso il proprietario in evidente stato confusionale e di abbandono.
Gli agenti della Squadra Mobile hanno fatto scattare immediatamente le verifiche, con appostamenti, ascolto di testimoni, esame della documentazione sanitaria dell'uomo e accertamenti sulle sue condizioni economiche e patrimoniali. Nel provvedimento del giudice che ha portato agli arresti sono stati disposti il divieto di avvicinamento alla vittima e di comunicare con lui, oltre all'obbligo di indossare il braccialetto elettronico.
"Il disegno criminoso, che poggiava sulla figura della donna, la quale si è avvalsa nelle varie fasi del suo compimento del pieno e consapevole appoggio degli altri sodali, ha rischiato di mettere in serio pericolo di vita l'uomo, essendo lo stesso una vittima vulnerabile", si legge negli atti dell'indagine.