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30/04/2025 17:20
“Fedez è un mio caro amico, ma si è voluto far credere che dietro di lui ci fossero picchiatori della curva”. Così Luca Lucci, ex capo della Curva Sud milanista, detenuto da settembre, ha parlato del suo rapporto con il rapper durante l’udienza del 15 aprile scorso, nell’ambito del processo sulle infiltrazioni criminali nelle tifoserie organizzate di San Siro.

Nel verbale, lungo oltre cento pagine, Lucci ha ricostruito l'origine dell'amicizia con Fedez, che non è indagato nel procedimento. Ha raccontato di come, dopo un post del cantante contro Matteo Salvini in cui veniva usata una loro foto del 2018, Fedez si sia recato nel suo negozio per chiarire. “Da lì è nata un’amicizia”, ha detto l’ex ultrà, respingendo qualsiasi coinvolgimento del rapper in ambienti violenti.

Lucci ha anche affrontato il tema dell’aggressione a Cristiano Iovino, negando di averla istigata. Ha ammesso di aver fatto assumere Cristian Rosiello, imputato e anch’egli legato alla curva, come bodyguard di Fedez: “Ho solo aiutato un amico a trovare lavoro”, ha spiegato. Ha precisato che Rosiello aveva un contratto diretto con il cantante e non era “un uomo della curva messo a disposizione degli artisti”.

Sul legame con il mondo dello spettacolo, ha sottolineato: “Parlavamo di discoteche e progetti lavorativi. Lo reputo una persona intelligente e corretta. Mai avuto vantaggi economici da lui”.

Lucci ha anche raccontato la sua versione della famosa foto con Salvini alla festa per i 50 anni della Curva Sud: “Non lo volevo lì. La curva ha lavorato per eliminare la politica dagli spalti. Salvini mi ha riconosciuto, mi ha salutato, e da lì sono diventato il suo ‘amico spacciatore’ secondo i social”.

Nell’aula bunker di Milano, Lucci continua a respingere l'accusa di essere stato a capo di un’associazione per delinquere. “Non ho mai ordinato scontri, non voglio essere etichettato come violento”, ha detto, distinguendosi anche da altri capi ultras coinvolti nell’indagine.