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22/05/2025 15:21
Contratti scaduti da anni, stipendi più bassi e carichi di lavoro sempre più insostenibili: per queste ragioni, giovedì 22 maggio, della sanità privata, delle RSA e dei centri di riabilitazione hanno incrociato le braccia in tutta Italia. A Milano, la protesta è esplosa sotto Palazzo Lombardia, simbolo della sanità regionale.
Lo sciopero nazionale, promosso da FP CGIL, CISL FP e UIL FPL, coinvolge oltre 160 mila addetti. In Lombardia sono circa 38 mila i professionisti impegnati nelle strutture private accreditate, che ogni giorno garantiscono servizi essenziali al pari dei colleghi del pubblico, ma con condizioni contrattuali molto diverse e stipendi inferiori fino al 40%.
I contratti collettivi AIOP e ARIS, che regolano il lavoro nella sanità privata e nelle RSA, sono bloccati rispettivamente da oltre sei e tredici anni. E nel frattempo, le difficoltà crescono. Nelle RSA, in particolare, la crisi del personale è profonda: in pochi accettano di lavorare in condizioni tanto dure, mentre i pazienti sono sempre più numerosi e affetti da patologie complesse.
I sindacati chiedono il rinnovo immediato dei contratti, aumenti salariali e un contratto unico per il settore. Perché, ribadiscono, chi lavora nella sanità privata svolge un servizio pubblico. E non può più farlo a queste condizioni.
Alle 12.30 una delegazione sindacale è stata ricevuta dall’assessore al Welfare Guido Bertolaso e dal direttore generale Giovanni Melazzini. I rappresentanti dei lavoratori hanno ribadito le richieste dei professionisti della sanità privata e delle RSA. La Regione ha promesso l’inserimento del tema contrattuale in una prossima delibera di giunta e si è impegnata a sollecitare i rinnovi nei tavoli periodici con gli erogatori privati.