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18/07/2025 14:38
Dopo due giorni di attacchi incrociati, silenzi e una protesta con richiesta di dimissioni davanti a Palazzo Marino, la destra sembra smorzare l’affondo nei confronti del sindaco Beppe Sala, indagato nell’inchiesta sull’urbanistica che coinvolge anche l’assessore Giancarlo Tancredi – per cui la Procura ha chiesto i domiciliari – e nomi di primo piano come il re del mattone Manfredi Catella e l’archistar Stefano Boeri.

Il segnale di un cambio di passo arriva da Giorgia Meloni in persona, che in un’intervista mette il punto: “Non cambio posizione in base al colore politico dell’indagato. Non credo che un avviso di garanzia debba portare automaticamente alle dimissioni”. Parole che frenano le pressioni più dure e impongono una linea più cauta.

Toni più bassi anche dentro tutto il partito di Fratelli d’Italia. Daniela Santanchè, pur criticando duramente la giunta Sala, si smarca dalle speculazioni giudiziarie: “Non chiederei mai le dimissioni per questioni di giustizia. Le chiedo semmai per la visione fallimentare che ha avuto sulla città”, dice la ministra del Turismo.

Un distinguo che torna anche nelle parole del segretario cittadino Simone Orlandi, che ribadisce: “Siamo garantisti, ma oggi emerge un sistema opaco. Chiediamo le dimissioni per motivi politici: Milano è ferma, senza una guida credibile”.

Infine, il presidente del Senato Ignazio La Russa non chiama in causa la magistratura ma punta sulla tenuta politica: mettendo Sala davanti alla prova dei numeri

La crisi, insomma, si gioca tutta sul terreno politico. E mentre l’inchiesta va avanti, il sindaco resta nel mirino — dei suoi avversari politici