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21/05/2025 16:54
Quarantasette anni fa, il 22 maggio 1978, l’Italia riconosceva alle donne un diritto fondamentale: quello di poter scegliere di interrompere una gravidanza. Nacque così la legge 194, frutto di battaglie, cortei, coscienze che si svegliavano. Oggi, a un passo dal suo anniversario, quel diritto fa ancora i conti con resistenze silenziose, obiezioni diffuse e servizi negati.
In Lombardia, i dati raccolti dal Partito Democratico attraverso l’accesso agli atti raccontano una realtà in bilico. Le strutture che praticano l’interruzione volontaria di gravidanza sono scese a 45, contro le 50 di due anni fa. A Milano città si è passati da sette a sei ospedali, con il Sacco escluso temporaneamente per ristrutturazione.
L’aborto farmacologico con la pillola RU486 cresce, ma non abbastanza. Nella città metropolitana di Milano la RU486 si usa nel 49% dei casi, in aumento rispetto al 19% del 2022, ma ancora sotto la media di altre regioni. La legge c’è, ma l’accesso rimane spesso un percorso a ostacoli, soprattutto per le donne straniere
L’obiezione di coscienza tocca il 42% nel capoluogo, ma in un ospedale su quattro in Lombardia supera il 70%. In alcuni presidi è totale. la fascia di donne più interessate da un’interruzione di gravidanza è quella che va dai 25 ai 45 anni. e A preoccupare è anche la tenuta dei consultori: su tutta la regione solo quello di via Pace, a Milano, eroga l’IVG farmacologica.
è così che il Partito Democratico chiede un Osservatorio regionale sull’attuazione della 194, direttive omogenee per garantire l’IVG in più presìdi, accesso reale all’aborto farmacologico nei consultori, personale formato e spazi adeguati, più informazione, più prevenzione e più contraccezione, soprattutto per le donne più vulnerabili.