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14/07/2025 16:54
Oltre 200 strutture promesse, ma solo 8 sono state davvero complete.
La rivoluzione della sanità territoriale in Lombardia, affidata alle case di comunità, rischia di restare incompiuta. È quanto emerge dall’“Operazione verità” condotta dal Partito Democratico, a meno di un anno dalla scadenza fissata dal PNRR: giugno 2026. Se entro quella data le strutture previste non saranno tutte realizzate – e soprattutto se quelle già attive non garantiranno i servizi stabiliti per legge – i fondi europei andranno persi.
Secondo i dati ufficiali ottenuti tramite 140 accessi agli atti inviati alla Direzione Welfare, su 216 case di comunità previste in Lombardia, solo 8 risultano oggi conformi ai requisiti minimi stabiliti dal Decreto Ministeriale 77 del 2022. Il 96% delle strutture dunque, pur essendo state annunciate o inaugurate, non è in regola.
A Milano, dove erano previste 65 strutture, ne mancano ancora 28. Ma anche tra le 37 già attivate il quadro è critico: 18 sono totalmente prive di medici di base, 13 non offrono alcun servizio di diagnostica e solo sei garantiscono la presenza dei medici h24 per sette giorni a settimana, come richiesto.
Il problema principale resta la carenza di personale. In Lombardia, 9 case su 10 non rispettano l’obbligo di copertura quotidiana di medici e infermieri. E dove i servizi esistono, spesso sono ridotti al minimo: la diagnostica, in media, è attiva meno di quattro ore al giorno; i punti prelievo poco più di un’ora e mezza.
Per il PD serve un piano straordinario immediato. Senza una svolta, la Regione non solo rischia di perdere i finanziamenti, ma fallisce un’occasione storica per ricostruire quella rete sanitaria territoriale che il Covid ha dimostrato essere essenziale – e drammaticamente fragile.