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24/05/2023 18:48
Nessun accordo illecito prima della gara d’appalto e tanto meno elementi che potessero fare ipotizzare una corruzione dei pubblici ufficiali. Questo, in estrema sintesi, quanto sostenuto dal giudice pavese Fabio Lambertucci nelle motivazioni della sentenza con cui sono stati prosciolti i dirigenti di Asst Pavia coinvolti nell’inchiesta sui trasporti sanitari affidati alla cooperativa First Aid, l’ex direttore Michele Brait e il funzionario Davide Rigozzi. I due, insomma, secondo quanto scrive il giudice, sono finiti al centro di un “teorema accusatorio” che, in prima battuta, poteva apparire “suggestivo, ma che poi ha mostrato la sua fragilità”. Ma non solo. Oltre a smentire accordi illeciti sulla gara da 2,3 milioni vinta nel 2016 da First Aid, secondo i giudici Asst avrebbe agito per rispondere al bisogno dell’azienda di “razionalizzare e centralizzare i servizi di trasporto” in base alle nuove normative. Insomma, Brait e Rigozzi avrebbe agito non solo correttamente, ma tutelando gli interessi dell’azienda ospedaliera. Le pesantissime accuse di associazione a delinquere, sfruttamento dei lavoratori (leggi caporalato), frode in commercio e turbativa d’asta restano in piedi invece (a vario titolo) per gli amministratori della cooperativa: per questo andranno a processo i fratelli Antonio, Concetta e Francesco Calderone, originari di Messina, considerati amministratori di fatto della coop e due collaboratori, Luca Ferraiuolo e Luciano Saccomando. Due imputati hanno scelto invece la via del patteggiamento: Due imputati hanno scelto invece la via del patteggiamento. Francesco di Dio, all’epoca rappresentante legale di First Aid, è già stato condannato 2 anni e 4 mesi di carcere mentre la stessa cooperativa, al momento sotto sequestro, ha patteggiato una multa di 13mila euro sebbene sia allo stesso tempo anche parte civile nel processo contro gli ex amministratori.