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02/07/2025 17:39
Serviranno altri due mesi per stabilire se Alessia Pifferi, condannata in primo grado all’ergastolo per la morte della figlia di 18 mesi lasciata sola in casa per sei giorni, fosse capace di intendere e volere al momento dei fatti. Lo ha deciso la Corte d’Assise d’Appello di Milano, accogliendo la richiesta di proroga avanzata dai periti incaricati. Il termine per la consegna della relazione è stato posticipato al 27 agosto.

Il caso giudiziario, che ha profondamente scosso l’opinione pubblica, si avvia verso una nuova tappa fondamentale. Il 24 settembre i tre esperti – lo psichiatra Giacomo Francesco Filippini, la neuropsicologa Nadia Bolognini e il neuropsichiatra infantile Stefano Benzoni – compariranno in aula per illustrare le loro conclusioni. Il 22 ottobre, salvo ulteriori rinvii, potrebbe arrivare la sentenza di secondo grado.

I giudici d’appello hanno affidato ai periti il compito di valutare l’eventuale presenza di un "disturbo cognitivo" nella 38enne, come sostenuto dalla difesa sin dall’inizio. Nel primo grado di giudizio, Pifferi era stata ritenuta pienamente capace di intendere e volere.

Scettica la sorella di Alessia, Viviana, che si è costituita parte civile nel processo.

Intanto è cominciato il primo luglio il processo che vede imputata l’avvocata Alessia Pontenani, difensore di Alessia Pifferi, insieme a quattro psicologhe e allo psichiatra Marco Garbarini. L’accusa ipotizza falso e favoreggiamento per aver tentato di orientare, con test presuntamente manipolati, la perizia psichiatrica nel processo di primo grado a Pifferi.

Pontenani ha fatto sapere che respingerà le accuse e si farà interrogare.