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09/07/2024 17:57
Quando fu ammazzato di botte dal fratello della sua ragazza, Angel Daniel Alvarado Mejia, morto in un appartamento di via Piave a Vigevano il 21 aprile dell’anno scorso, non era sotto l’effetto di cocaina.
Lo ha stabilito la perizia tossicologica disposta dal tribunale sul corpo del 28enne peruviano in base alle richieste dei legali del suo assassino, il connazionale Mario Arteaga Rodriguez, 35 anni, che hanno chiesto per lui il rito abbreviato a patto che fosse accertata l’eventuale assunzione di droga nelle ultime ore di vita del giovane.
Ciò, secondo la tesi della difesa, avrebbe potuto infatti costituire una concausa della morte per emorragia. La perizia ha spazzato via però ogni ulteriore dubbio. Secondo la ricostruzione l’imputato, fratello della fidanzata della vittima, lo avrebbe ammazzato di botte dopo una serata in famiglia.
Rodriguez sarebbe intervenuto per difendere la sorella che il fidanzato aveva aggredito. Tra i due uomini, che sembra avessero bevuto troppo, è scaturito un violento diverbio che presto è degenerato in uno scontro.
È a quel punto che Rodriguez avrebbe massacrato a mani nude il rivale per poi fuggire. I suoi difensori hanno sempre sostenuto che non voleva uccidere, chiedendo di derubricare l’omicidio da volontario a preterintenzionale, ma la tesi era stata respinta dal giudice per l’udienza preliminare.
Infatti dalle indagini in seguito è emerso che Rodriguez non fosse nuovo ad aggressioni verso il giovane fidanzato della sorella: un’altra lite violenta era infatti avvenuta circa tre mesi prima di quella fatale. L’udienza è stata rinviata al 20 settembre in attesa degli ulteriori esami che dovranno stabilire se la vittima avesse davvero assunto alcool prima di morire.