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25/05/2023 19:13
Sono stati tutti assolti i 34 agricoltori soci di Terre d’Oltrepò coinvolti nel maxi processo seguito all’indagine scattata nel 2014: erano le ultime posizioni, su quasi 300 indagati iniziali, ancora da definire. Le accuse, per loro erano in prevalenza relative a reati fiscali e non corrispondenza dell’uva conferita rispetto a quanto indicato nei documenti, ma alcuni erano accusati anche di reati più gravi come l’associazione a delinquere. L’inchiesta come noto portò alla luce una truffa attorno al vino Pinot e la scoperta di una contabilità parallela e clandestina tenuta dalla cantina sociale per camuffare operazioni occulte che permettevano di acquistare uve di diversa o scarsa qualità per produrre il vino più richiesto e meglio pagato. Attorno a questo meccanismo si era creato un vorticoso ed enorme movimento di fatture false, con milioni di euro di uve conferite solo sulla carta. Per tutti gli altri il processo di primo grado si era concluso nel 2019: oltre 200 agricoltori avevano patteggiato, l’ex direttore Livio Cagnoni era stato condannato a 6 anni e 8 mesi di carcere, la sua segretaria Pier Carla Germani a 4 anni e il mediatore Danilo Dacarro a due. In appello le pene per i principali indagati erano state poi notevolmente alleggerite: due anni a Cagnoni, un anno e otto mesi a Germani, dieci mesi per Dacarro e 8 per il conferitore Diego Faravelli. La procura generale, che aveva accettato il concordato, ha tenuto conto anche del fatto che la partita dei risarcimenti si era chiusa già al termine del processo di primo grado. Cagnoni aveva fatto un accordo con la cantina e risarcito oltre 2 milioni di euro. Inoltre, erano stati confiscati i 200mila euro ritrovati in uno zaino a casa dell’ex segretaria. La vicenda è senz’altro la più clamorosa dell’ultimo decennio, anche se altre inchieste hanno toccato e continuano a toccare l’Oltrepò del vino. Tra queste, quella, per certi versi simile, che ha riguardato la cantina cooperativa di Canneto pavese nel 2020 e per la quale l’avvio del processo dovrebbe essere alle porte: dopo l’inchiesta la cantina è fallita e ora oltre 100 agricoltori soci sperano nella vendita all’asta per recuperare una parte dei propri crediti.