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05/06/2025 18:24
Nel cinema italiano, parlare di parità di genere è ancora un esercizio di pazienza.
Se continuiamo così, la chiusura del gap, il cosiddetto 50 e 50 tra uomini e donne, lo raggiungeremo, solo nel comparto scrittura, nel 2064. È questo uno dei dati emersi dalla ricerca condotta da Mariagrazia Fanchi, nuova presidente della Fondazione Lombardia Film Commission e che prende in analisi la presenza delle sceneggiatrici italiane dal 2016 al 2024 nelle produzioni sopra i 3 milioni di euro. Numeri che fanno paura, ma che non sono i più allarmanti. Prendiamo registi e sceneggiatori insieme, e guardiamo la paga giornaliera: un uomo prende in media 360 euro. Una donna? 194. Centosessantasei euro in meno al giorno. Non un dettaglio. Una voragine. E non finisce qui: le carriere femminili sono più brevi. In media, due anni e qualche mese in meno rispetto ai colleghi uomini. Molte iniziano, poche restano. Il sospetto? Che non abbandonino la scrittura, ma il cinema. Perché il sistema – anche a livello locale, pensiamo alla Lombardia – le spinge fuori.

E allora servono spazi e nuove opportunità. Come quelli dell’ALF Premi Cinema, presentati all’Anteo durante il Milano Film Fest. Un progetto per far emergere nuove voci femminili nella scrittura cinematografica. Con un premio da 5.000 euro e percorsi di sviluppo professionale, grazie alla collaborazione diverse realtà del settore.Perché sì, serve talento. Ma anche un ecosistema che non lo soffochi.