Asst assume gettonisti per le Case di comunità, la Cgil attacca: «Così si precarizza la sanità pubblica»

  • Categoria: Territorio
  • Pubblicato: Martedì, 16 Dicembre 2025 10:44
  • 16 Dic

L’Asst punta sui cosiddetti “gettonisti” per garantire l’operatività delle Case di comunità e la Cgil insorge, denunciando una scelta unilaterale e il rischio di una crescente precarizzazione del servizio sanitario pubblico.

Le Case di comunità, strutture sanitarie di prossimità previste dal Pnrr, dovrebbero rappresentare un punto di riferimento per l’assistenza territoriale integrata, con la presenza di medici di base, infermieri di comunità, specialisti e servizi diagnostici e sociali. Per coprire i servizi, l’Asst ha pubblicato un bando per il reclutamento di professionisti con incarichi di lavoro autonomo in regime di libera professione. La selezione riguarda medici, assistenti sociali, dietisti, fisioterapisti, infermieri, logopedisti, terapisti occupazionali e psicologi.

Le domande potranno essere presentate fino al 30 giugno attraverso il sito dell’azienda sanitaria. Il bando non specifica il numero di professionisti che verranno incaricati, ma indica il monte ore complessivo da coprire. Ai medici è riconosciuto un compenso di 60 euro lordi l’ora, mentre per infermieri, fisioterapisti e le altre figure il compenso è fissato a 35 euro l’ora, con migliaia di ore da garantire.

La ricerca di medici “a gettone” riguarda anche l’ospedale, in particolare per la copertura dei turni di guardia e per il recupero delle liste d’attesa nei reparti di anestesia, pronto soccorso, pediatria e ginecologia. In questo caso la scadenza per la presentazione delle domande è fissata al 31 dicembre.

Contro questa impostazione si schiera la Cgil Funzione pubblica. «Si tratta di scelte unilaterali, adottate senza alcun confronto con i sindacati», afferma Patrizia Sturini, sottolineando il «concreto rischio di impoverimento degli ospedali». Secondo il sindacato, molti professionisti potrebbero preferire incarichi in libera professione, più remunerativi e privi di turni gravosi, rispetto al lavoro dipendente nel servizio sanitario.

Particolare preoccupazione viene espressa per la gestione della Casa di comunità di Vigevano. «Denunciamo con fermezza la totale assenza di informazione e confronto sulle scelte organizzative e sul modello di utilizzo del personale», prosegue Sturini, parlando di una violazione dei principi di corrette relazioni sindacali previsti dai contratti e dagli accordi vigenti.

Per la Cgil, l’affidamento dei servizi ai gettonisti rischia di compromettere la continuità e l’integrazione dei percorsi assistenziali. «Le Case di comunità dovrebbero funzionare con équipe stabili, composte da personale dipendente del servizio sanitario nazionale – conclude Sturini –. Senza personale strutturato si rischia di creare nuovi servizi fragili, mentre quelli esistenti collassano». Il sindacato annuncia la richiesta di un tavolo di confronto immediato sulla gestione delle Case di comunità, sulla trasparenza dei modelli organizzativi, sull’utilizzo delle risorse economiche e sul rispetto delle relazioni sindacali.